Il caso
Così, tanto per parlare...
La notizia, diramata dall’ANSA qualche anno fa, fu riportata da qualche giornale. Non ne volemmo fare un “caso”, ma ci sembra darle il giusto rilievo, così, tanto per parlare, in tono discorsivo...
Per far capire a cosa ci riferiamo, si riporta pari pari il titolo di Claudio Rinaldi su “L’Espresso” del 23 Maggio 2002. E le poche righe con cui inizia il suo pezzo:
«Non ci posso credere – ZITTO TU BALBUZIENTE
Cafone. “Prima le do il numero di un dottore che può curare la sua balbuzie, poi parliamo di reti tv” Nell’intervento al Forum della Pubblica amministrazione, il 10 maggio, Silvio Berlusconi risponde così ad un signore che gli chiede se e quando, finalmente, venderà Mediaset. La sprezzante battuta non fa onore al premier, tanto che il suo “Giornale” l’indomani pensa bene di censurare l’imbarazzante episodio. Colpisce, certo, che a comportarsi a tal punto da cafone sia proprio un uomo che spesso tiene lezioni di galateo al prossimo. Ma soprattutto sorprende che Berlusconi sia così pronto e cattivo nello svillaneggiare le presunte imperfezioni altrui, lui che è invece singolarmente assiduo nel cercare di nascondere le proprie, per esempio la bassa statura, sua autentica ossessione...».
Immaginiamo come sarebbe insorta OGNUNA delle varie associazioni di categoria se fosse stata apostrofata in questo modo una persona sulla sedia a rotelle, una persona non vedente, o una persona non udente. O qualsiasi altra persona “svantaggiata”. Sicuramente avrebbe alzato un gran polverone destando vasta eco anche l’associazione per la difesa dei diritti del cane, se un cane fosse stato allontanato in malo modo dalla sede del Forum.
Ma noi siamo soltanto persone che balbettano (forse farebbe più fino farci chiamare “persone non perfettamente parlanti”?) e quindi niente sfilate, niente manifestazioni, niente apparizioni in tutte le trasmissioni televisive, niente tapiri, niente iene...
Un vecchio amico, non ancora nostro socio, ci scrisse qualcosa del genere: “Avete sentito di Berlusconi?! Se non lo scrivete sul sito non vi leggerò più!”. Noi lo scrivemmo già allora, ma ancora stiamo aspettando, a distanza di anni, che l’amico diventi anche socio...
Comunque qualche giornale parlò dell’episodio e ci piace ricordare gli autori degli articoli e i giornali che questi articoli ospitarono. Scusandoci se ce ne è sfuggito qualcuno.
Potevamo riportare semplicemente la notizia, lasciando che ognuno si facesse una opinione propria. Se abbiamo deciso di dare un seguito all’episodio è per i seguenti motivi:
- la nostra Associazione si occupa di balbuzie a tutto tondo e riteniamo nostro dovere occuparci anche di questo episodio;
- ci sono giunte numerose e-mail di persone più o meno indignate che potrete leggere;
- abbiamo chiamato il nostro giornale “Libera la parola” e non ci piace che ci venga addirittura intimato il silenzio fino a quando non riusciremo a parlare bene;
- il nome è stato scelto da un nutrito gruppo di persone che vogliono sentirsi liberi di poter parlare anche se non tutti riescono a farlo fluentemente; andando oltre, sono persone che amano tutto quello che “sa di libertà”;
- riteniamo grave l’episodio in sé a prescindere dal fatto che abbia coinvolto una persona con balbuzie: è inquietante pensare che il Presidente del Consiglio faccia tacere una persona in qualsiasi modo “svantaggiata”; o che si approfitti della sua presunta “debolezza” perché non sa o non vuole rispondere ad una domanda; ovviamente avremmo ritenuto grave anche la pretesa di far tacere chiunque...
- una persona, evidentemente più arrabbiata di altre, ci ha scritto che dovremmo denunciare Berlusconi invece di citare persone morte e sepolte come Winston Churchill e re Giorgio VI: “...mi sembra veramente che, anche se churchill e giorgio VI non fossero stati balbuzienti, la cosa non muterebbe di una virgola. Mi sembra per l'ennesima volta un dover dimostrare a qualcuno che, pur balbettando, siamo capaci di fare grandi cose. Io sono io e basta, noi siamo noi e basta, noi abbiamo tutti i diritti di incazzarci e basta...”. Questa persona ha pienamente ragione ma le cose – ora – stanno così: dobbiamo guadagnarci la nostra “patente di normalità” perché imperversa la più grande ignoranza sul nostro disturbo e noi – persone che balbettano – stiamo colpevolmente ai margini invece di uscire allo scoperto e farci conoscere come siamo, persone come le altre, che hanno in comune – chi più chi meno – una certa difficoltà nel parlare. Vogliamo un esempio? Una nostra socia ha pubblicato un buon libro di poesie: ebbene, un certo Giacomo Bini, che si autodefinisce “poeta”, ha avuto la sfrontatezza di scrivere testualmente nella recensione: “È sorprendente come l’autrice sia riuscita ad ottenere risultati così significativi, partendo da una posizione di svantaggio dovuta alla difficoltà di comunicazione verbale...”. Capito? E se dobbiamo citare a quel poeta ignorante scrittori balbuzienti come Alessandro Manzoni, W. Somerset Maugham, Lewis Carroll, Malherbe, Nevil Shute, Italo Calvino (cito alla rinfusa e di sicuro ne dimentico diversi) per far capire che chi balbetta lo fa con la bocca e non con la penna, lo faremo pazientemente. E se al Presidente del Consiglio dobbiamo citare – per fargli capire che balbettiamo con la bocca e non con le idee – uomini politici come Winston Churchill (che con Giorgio VI, entrambi balbuzienti, ha retto le sorti dell’Inghilterra contro Hitler); Boyssi D’Anglas, deputato della Convenzione, che con grande coraggio continuò a difendere in Francia la Restaurazione; e, andando più lontano nel tempo: Mehemet Al Nasser, re di Spagna, che regnò durante la dominazione araba (1199-1213): era quasi muto ma molto valoroso; Enrico XI il balbo (1222-1252), re di Svezia, che regnò con molto senno per 30 anni... Se dobbiamo proprio farlo, dicevo, lo faremo, combatteremo l’ignoranza di chi crede che chi balbetta sia automaticamente un imbecille;
- infine per chiarire che la nostra Associazione è – e intende rimanere – apolitica. Qualcuno ci ha accusato di non rispettare chi ha votato in un certo modo alle ultime elezioni politiche solo perché abbiamo criticato l’infelice battuta di Berlusconi. Non è assolutamente vero: abbiamo il massimo rispetto per tutti coloro che hanno votato, a destra o a sinistra. E rispettiamo anche chi ha scelto di non votare. Nella nostra Associazione, libera anche di idee, rispettiamo tutti quanti: che abbiano un’idea politica invece di un’altra; che professino l’una o l’altra religione (o che siano atei); che siano bianchi o neri... Non avrei cambiato una virgola se la stessa frase infelice l’avesse pronunciata un uomo politico di qualsiasi altro schieramento. Il fatto che l’abbia pronunciata il Presidente del Consiglio è naturalmente più grave.
Cosa vogliamo? Niente. Siamo persone garbate e rispettose; non alziamo quasi mai la voce; in genere non pretendiamo (ci limitiamo a chiedere, quasi sempre per favore); difficilmente controbattiamo (è più facile abbozzare)...
Concludevamo così: “Però, caro Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, ammetterà che l’episodio di cui si parla meriterebbe – da parte Sua – almeno due parole di scusa. E se proprio quest’ultima parola non dovesse piacerLe, ci accontenteremo anche di due parole di spiegazione”.
Le due parole non sono mai arrivate.