Il balbuziente
Mi interesso di balbuzie praticamente da una vita. Ho cominciato occupandomi della mia – molto grave e davvero invalidante – poco prima di compiere i 22 anni, dopo avere lungamente e testardamente rifiutato gli inviti dei miei genitori a “fare qualcosa”. Verso i 27 anni, come scritto nella prefazione, ho dato una mano a diversi “compagni di viaggio” attraverso il primo gruppo di auto-aiuto in Italia. Più tardi, dopo avere raggiunto un insperato ottimo livello di fluenza, mi sono occupato di balbuzie affiancando in qualità di volontario professionisti seri e qualificati. Infine, da molti anni, continuo ad occuparmene facendo volontariato nella nostra Associazione.
Questa lunga attività mi ha consentito, dando anche un senso alla mia vita, di incontrare oltre 10.000 persone con balbuzie. Con diversi di loro ho percorso tratti più o meno lunghi di cammino, con altri ci siamo persi di vista perché la vita ci porta spesso a percorrere strade e a vivere situazioni diverse. Eppure ancora oggi, a distanza di tanti anni, c’è qualcuno che mi contatta dopo aver scoperto il mio profilo su Facebook o aver trovato il sito dell’Associazione in Internet. Magari si meravigliano di trovare me e tanti amici ancora sulla breccia. Loro erano andati per la loro strada, come è naturale che succeda. Il contatto di oggi avviene a volte per un “ritorno di fiamma” della balbuzie e quindi per un nuovo interesse all’argomento; oppure perché il figlioletto (accade spesso) ha cominciato a balbettare e quindi rinnova un dolore dimenticato o quanto meno accantonato; a volte succede per la nostalgia di tante belle iniziative realizzate insieme o magari accade per semplice curiosità. Tutte queste persone, gli “amici ritrovati”, regolarmente ci ringraziano per il fatto di “esserci ancora”, per il fatto che da anni continuiamo ad essere un punto di riferimento per quanti, in Italia, sono a vario titolo interessati alla balbuzie.
“I have a dream”, diceva Martin Luther King. Anch’io ho un mio sogno, molto più piccolo ma non per questo più facile da realizzare e comunque per me ugualmente importante: vedere un giorno che la balbuzie non condiziona e non segna più la vita di tanti bambini, tanti giovani e tanti adulti; sentire che si parla di balbuzie senza vergogna e senza imbarazzo; scoprire che anche in famiglia non c’è più la “cospirazione del silenzio”. Non so dire, viste le molte difficoltà che ancora ci frenano, se la mia sarà alla fine soltanto un’utopia. A me piace tanto “L’isola che non c’è” di Edoardo Bennato, piuttosto che canzoni sui rimpianti. Diceva Henry Ford: “Coloro che rinunciano a tentare sono molto più numerosi di quelli che hanno fallito”. Beh, io almeno ci avrò provato.
Storico Presidente dell’AIBACOM, deceduto a Luglio 2023.
Il balbuziente ha caratteristiche psicologiche proprie?
In che cosa le persone che balbettano differiscono a livello psicologico dai coetanei normofluenti?
- Intelligenza: è stato ampiamente dimostrato che in media il livello intellettivo dei balbuzienti non differisce da quello dei normofluenti (Bloodstein 1995).
- Emotività: i dati forniti delle ricerche condotte in ambito clinico da differenti orientamenti psicoterapici non forniscono nessuna prova valida che permetta di considerare la balbuzie come sintomo di una patologia nevrotica o un disordine emozionale (Andrews et altri, 1983, Sermans e Cox, 1982).
- Tratti di personalità: non sembra esserci nessun tratto di personalità comune a tutti i balbuzienti; alcuni tratti magari sono più frequenti nelle persone che balbettano rispetto ai normofluenti (Bloodstein 1987).
- Introversione: nelle situazioni comunicative (Turnbaugh, Guitar, & Hoffmann, 1981).
- Ansia: dovuta all’anticipazione cognitiva del momento disfluente e al desiderio di evitarlo (Craig 1990).
- Depressione: difficoltà nella gestione della balbuzie (Tunner 1980).
- Sentimenti di colpa e vergogna: quelli provati per l’incapacità nel gestire la balbuzie in maniera efficace (Van Riper 1982).
- Sono state riscontrate differenze nelle funzioni fisiologiche soltanto durante la balbuzie che in effetti compromette la respirazione, la fonazione e l’articolazione. (Bloodstein 1987).
E allora in che cosa le persone che balbettano differiscono a livello psicologico dai coetanei normofluenti?
IN NIENTE!!!
Psicologa presso il Centro Medico di Foniatria di Padova – da una relazione al nostro Awareness Day, Torino - Ottobre 2003