Suckerfish

Un amico di Sanremo

Egregio Signor Pierotti,

con molto piacere ho ricevuto il primo numero del vostro (nostro...) giornale. Sono contento di poter partecipare, oggi che sono in là con gli anni, come balbuziente. Magari ci fosse stata ai miei tempi, intendo quando ero giovane, una associazione come la vostra che avesse potuto aiutarmi, indirizzarmi,primo numero del vostro (nostro...) giornale. Sono contento di poter partecipare, oggi che sono in là con gli anni, come balbuziente. Magari ci fosse stata ai miei tempi, intendo quando ero giovane, una associazione come la vostra che avesse potuto aiutarmi, indirizzarmi, mi avrebbe segnato meno...

Voglio anche raccontarvi il mio caso: ero impiegato in una ditta con dodici stabilimenti e circa ventimila operai, una grande ditta tessile che esportava tessuti in Asia, Africa e Russia. Ero addetto alla spedizione, un posto di fiducia e di responsabilità perché si trattava la vendita diretta al cliente e potevo anche venir corrotto.

All’interno avevamo la mensa degli impiegati e veniva a pranzo anche il direttore generale. Un giorno, dopo il pranzo, nel cortile che separava la mensa dagli uffici, il direttore mi fermò e mi fece una domanda. Non ricordo come risposi, non ricordo la mia balbuzie di allora. Lui con voce alta, seccato, mi disse: “Parli bene perché non riesco a capirla!”. Sentirono tutti benissimo, anche le signorine impiegate, che rimasero molto male per me, per il modo in cui ero stato trattato. Avevo cinquant’anni e lui trenta...

Dopo qualche tempo la ditta fallì perciò io e gli altri fummo tutti licenziati, per fortuna con la regolare liquidazione, nel mio caso, di oltre venti anni di servizio. Il Direttore, nel salutarmi, mi diede di sue mani centomila lire e mi disse: “Devo farmi perdonare qualcosa. Queste sono perché conservi di me un buon ricordo”. Aveva capito di avermi offeso.

Centomila lire nel ‘56 equivalgono più o meno a tre milioni di oggi. Questo denaro ricevuto perché balbuziente desidero adoperarlo per aiutare a guarire dalla balbuzie mio nipote e magari anche qualcun altro. È per questo che vi invio 600.000 lire, 500
per aiutare qualche persona bisognosa che non può pagarsi la cura, e 100 per aiutare voi a sostenere le spese della vostra meritoria opera giornaliera.

Tante grazie e cordiali saluti.

Lettera firmata, Sanremo Luglio 1989